USA e Cina si fanno ‘minacciose’: l’industria europea degli elettrolizzatori scrive a Bruxelles per chiedere un sostegno più deciso
L’industria europea degli elettrolizzatori, oggi leader a livello mondiale, rischia di restare schiacciata tra due colossi come USA e Cina se non sarà in qualche modo ‘protetta’ e sostenuta a dovere dalle istituzioni di Bruxelles.
È il monito lanciato dai membri della European Clean Hydrogen Alliance Electrolyser Partnership, con una lettera inviata ai vertici della Commissione Europea e consultabile integralmente a questo link.
Per produrre internamente all’Unione i 10 milioni di tonnellate annue di idrogeno verde previsti dal REPowerUE serviranno almeno 90-100 GW di nuova capacità di elettrolisi installata, “e ciò costituisce allo stesso tempo una sfida senza precedenti e una grande opportunità che l’Europa può cogliere valorizzando la sua attuale leadership tecnologica e industriale” sottolineano i player europei del settore nella loro missiva.
Ma oggi lo scenario è cambiato, con la crisi energetica e la guerra in Ucraina che stanno favorendo fenomeni di nearshoring, gli USA che tramite l’Inflation Reduction Act favoriranno l’acquisto di tecnologia e componentistica americana e la Cina che attua politiche aggressive sfruttando le sue numerose aziende statali. In questo scenario, l’industria europea “rischia di essere schiacciata da entrambi i lati”.
I produttori di elettrolizzatori riconoscono quindi gli enormi sforzi fatti dall’Unione Europea e il grande impegno di risorse, specie tramite i programmi IPCEI sull’idrogeno, ma allo stato attuale, secondo i firmatari della lettera, esiste la possibilità che “soldi europei finiscano nelle mani di competitor non europei”. Per questo, sarebbe necessario fare in modo che “i futuri programmi di finanziamento come il Fondo Sovrano europeo e l’Hydrogen Bank supportino lo sviluppo dell’industria degli elettrolizzatori in Europa. I soldi dei contribuenti europei devono essere reinvestiti in Europa a beneficio dei cittadini dell’Unione”.
Per fare ciò ed evitare gli errori commessi in passato con i pannelli solari (la cui produzione oggi è concentrata per larga parte in Cina; ndr), secondo i promotori della petizione, è necessario attuare misure in grado di garantire che i progetti di produzione di idrogeno verde realizzati nel Vecchio Continente rispettino una serie di standard precisi e siano alimentati con tecnologia autoctona.
“L’attuale politica dell’Europa sull’idrogeno è molto una politica energetica e climatica e poco una politica industriale”, si legge nel documento.
Per colmare questa lacuna, i meccanismi di finanziamento dovrebbero prevedere: “un premio per ogni Kg di H2 prodotto a livello universale e non sulla base di aste (come annunciato dalla Commissione nel suo recente ‘Green Deal Industrial Plan’, ndr), almeno nella fase iniziale; un supporto allo sviluppo di una value chain dell’idrogeno rinnovabile ‘made in UE’; un supporto alla creazione di novi posti di lavoro europei nell’industria delle tecnologie green; un supporto alla ricerca europea”.